Il bello e il buono del pane tunda riguardano le forme quotidiane del suo esser cibo – salario – simbolo di memorie identitarie. Il buono e il bello di questo pane toccano inoltre le sue strade e certi modi propri dei suoi percorsi: nello spazio e nel tempo. Gli itinerari narrativi proposti per questo cibo quotidiano dall’interessante studio di Salvatore Loi consentono d’attraversare Domus de Maria, Sant’Anna Arresi e Teulada, luoghi specifici della produzione e del consumo di questo pane, specialmente nell’arco storico dal 1920 al 1940. Si tratta di tempi cruciali. Dal 1922 quegli anni – attraversando l’epoca fascista rurale, industriale, bellica – giungono all’inizio della seconda guerra mondiale: un periodo d’intense crisi e d’importanti cambiamenti di modi di vita e di relazioni umane. Nel bello e nel buono di questo pane c’erano estetiche e valori che riguardavano relazioni subite e in vari casi congiuntamente agite, modulate e temperate. Il pane guadagnato era incorporato con una pedagogia, e con una correlata precettistica locale, che fin da bambini indicava il valore di parai s’atza, vale a dire di opporsi con coraggio alla prepotenza altrui per non farsi sottomettere… Dalla prefazione di Paola Atzeni
Anno di pubblicazione | 2011 |
Pagine | 256 |
Illustrazioni | Colori |
ISBN | 9788897084068 |
Formato | 17 x 24 |
Tipologia | Libro |
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